Temistocle, Parigi, Quillau, 1755

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 TEMISTOCLE e poi SEBASTE
 
 TEMISTOCLE
 Oh patria, oh Atene, oh tenerezza, oh nome
1030per me fatal! Dolce finor mi parve
 impiegar le mie cure,
 il mio sangue per te. Soffersi in pace
 gli sdegni tuoi; peregrinai tranquillo
 fra le miserie mie di lido in lido;
1035ma per esserti fido,
 vedermi astretto a comparire ingrato,
 ed a re sì clemente
 che oltraggiato e potente
 le offese oblia, mi stringe al sen, mi onora,
1040mi fida il suo poter, perdona, Atene,
 soffrir nol so. De' miei pensieri il nume
 sempre sarai come finor lo fosti;
 ma comincio a sentir quanto mi costi.
 SEBASTE
 A te Serse m'invia; come scegliesti
1045senz'altro indugio ei vuol saper. Ti brama
 pentito dell'error; lo spera e dice
 che non può figurarsi a questo segno
 un Temistocle ingrato.
 TEMISTOCLE
 Ah no, tal non son io. Lo sanno i numi
1050che mi veggono il cor. Così potesse
 vederlo anche il mio re. Guidami, amico,
 guidami a lui...
 SEBASTE
                               Non è permesso. O vieni
 pronto a giurar su l'ara
 odio eterno alla Grecia; o a Serse innanzi
1055non sperar più di comparir.
 TEMISTOCLE
                                                     Né ad altro
 prezzo ottener si può che mi rivegga
 il mio benefattor?
 SEBASTE
                                    No. Giura; e sei
 del re l'amor. Ma se ricusi, io tremo
 pensando alla tua sorte. In questo, il sai,
1060implacabile è Serse.
 TEMISTOCLE
                                        (Ah dunque io deggio (Da sé)
 farmi ribelle o tollerar l'infame
 taccia d'ingrato! E non potrò scusarmi
 in faccia al mondo o confessar morendo
 gli obblighi miei!) (Pensa)
 SEBASTE
                                      Risolvi.
 TEMISTOCLE
                                                      (Eh usciam da questo (Risoluto)
1065laberinto funesto; e degno il modo
 di Temistocle sia). Va', si prepari
 l'ara, il licor, la sacra tazza e quanto
 è necessario al giuramento. Ho scelto;
 verrò.
 SEBASTE
               Contento io volo a Serse.
 TEMISTOCLE
                                                             Ascolta.
1070Lisimaco partì?
 SEBASTE
                                Scioglie or dal porto
 l'ancore appunto.
 TEMISTOCLE
                                   Ah si trattenga; il bramo
 presente a sì grand'atto. Al re ne porta,
 Sebaste, i prieghi miei.
 SEBASTE
 Vi sarà. Tu di Serse arbitro or sei. (Parte)
 
 SCENA II
 
 TEMISTOCLE solo
 
 TEMISTOCLE
1075Sia luminoso il fine
 del viver mio. Qual moribonda face
 scintillando s'estingua. (Olà, custodi;
 a me Neocle ed Aspasia). Alfin che mai
 esser può questa morte? Un ben? S'affretti;
1080un mal? Fuggasi presto
 dal timor d'aspettarlo
 ch'è mal peggiore. È della vita indegno
 chi a lei pospon la gloria. A ciò che nasce
 quella è comun; dell'alme grandi è questa
1085proprio e privato ben. Tema il suo fato
 quel vil che agli altri oscuro,
 che ignoto a sé morì nascendo e porta
 tutto sé nella tomba; ardito spiri
 chi può senza rossore
1090rammentar come visse allor che muore.
 
 SCENA III
 
 NEOCLE, ASPASIA e detto
 
 NEOCLE
 O caro padre!
 ASPASIA
                            O amato
 mio genitore!
 NEOCLE
                            È dunque ver che a Serse
 viver grato eleggesti?
 ASPASIA
                                          È dunque vero
 che sentisti una volta
1095pietà di noi, pietà di te?
 TEMISTOCLE
                                               Tacete;
 e ascoltatemi entrambi. È noto a voi
 a qual esatta ubbidienza impegni
 un comando paterno?
 NEOCLE
                                           È sacro nodo.
 ASPASIA
 È inviolabil legge.
 TEMISTOCLE
                                    E ben; v'impongo
1100celar quanto io dirò, finché l'impresa
 risoluta da me non sia matura.
 NEOCLE
 Pronto Neocle il promette.
 ASPASIA
                                                  Aspasia il giura.
 TEMISTOCLE
 Dunque sedete; e di coraggio estremo (Siede)
 date prova in udirmi.
 NEOCLE
                                          (Io gelo!) (Siede)
 ASPASIA
                                                              (Io tremo!) (Siede)
 TEMISTOCLE
1105L'ultima volta è questa,
 figli miei, ch'io vi parlo. Infin ad ora
 vissi alla gloria; or se più resto in vita,
 forse di tante pene
 il frutto perderei. Morir conviene.
 ASPASIA
1110Ah che dici!
 NEOCLE
                         Ah che pensi!
 TEMISTOCLE
                                                    È Serse il mio
 benefattor, patria la Grecia. A quello
 gratitudine io deggio,
 a questa fedeltà. S'oppone all'uno
 l'altro dovere; e se di loro un solo
1115è da me violato,
 o ribelle divengo o sono ingrato.
 Entrambi questi orridi nomi io posso
 fuggir morendo. Un violento ho meco
 opportuno velen...
 ASPASIA
                                    Come! Ed a Serse
1120andar non promettesti?
 TEMISTOCLE
                                              E in faccia a lui
 l'opra compir si vuol.
 NEOCLE
                                         Sebaste afferma
 che a giurar tu verrai...
 TEMISTOCLE
                                             So ch'ei lo crede
 e mi giova l'error. Con questa speme
 Serse m'ascolterà. La Persia io bramo
1125spettatrice al grand'atto; e di quei sensi
 che per Serse ed Atene in petto ascondo
 giudice io voglio e testimonio il mondo.
 NEOCLE
 (Oh noi perduti!)
 ASPASIA
                                   (Oh me dolente!) (Piangono)
 TEMISTOCLE
                                                                     Ah figli,
 qual debolezza è questa? A me celate
1130questo imbelle dolor. D'esservi padre
 non mi fate arrossir. Pianger dovreste,
 s'io morir non sapessi.
 ASPASIA
                                            Ah se tu mori
 noi che farem?
 NEOCLE
                               Chi resta a noi?
 TEMISTOCLE
                                                              Vi resta
 della virtù l'amore,
1135della gloria il desio,
 l'assistenza del ciel, l'esempio mio.
 ASPASIA
 Ah padre...
 TEMISTOCLE
                        Udite; abbandonarvi io deggio
 soli, in mezzo a' nemici,
 in terreno stranier, senza i sostegni
1140necessari alla vita e delle umane
 instabili vicende
 non esperti abbastanza; onde, il preveggo,
 molto avrete a soffrir. Siete miei figli,
 rammentatelo e basta. In ogn'incontro
1145mostratevi con l'opre
 degni di questo nome. I primi oggetti
 sian de' vostri pensieri
 l'onor, la patria e quel dovere a cui
 vi chiameran gli dei. Qualunque sorte
1150può farvi illustri e può far uso un'alma
 d'ogni nobil suo dono
 fra le selve così come sul trono.
 Del nemico destino
 non cedete agl'insulti; ogni sventura
1155insoffribil non dura,
 soffribile si vince. Alle bell'opre
 vi stimoli la gloria,
 non la mercé. Vi faccia orror la colpa,
 non il castigo. E se giammai costretti
1160vi trovaste dal fato a un atto indegno,
 v'è il camin d'evitarlo; io ve l'insegno. (S’alza)
 NEOCLE
 Deh non lasciarne ancora.
 ASPASIA
                                                  Ah padre amato, (S’alza)
 dunque mai più non ti vedrò?
 TEMISTOCLE
                                                         Tronchiamo
 questi congedi estremi. È troppo, o figli,
1165troppo è tenero il passo. I nostri affetti
 potrebbe indebolir. Son padre anch'io;
 e sento alfin... Miei cari figli, addio. (Gli abbraccia)
 
    Ah frenate il pianto imbelle;
 non è ver, non vado a morte;
1170vo del fato e delle stelle,
 della sorte a trionfar.
 
    Vado il fin de' giorni miei
 ad ornar di nuovi allori;
 vo di tanti miei sudori
1175tutto il frutto a conservar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ASPASIA e NEOCLE
 
 ASPASIA
 Neocle!
 NEOCLE
                 Aspasia!
 ASPASIA
                                   Ove siam?
 NEOCLE
                                                         Quale improvviso
 fulmine ci colpì?
 ASPASIA
                                  Miseri! E noi
 ora che far dobbiam?
 NEOCLE
                                          Mostrarci degni
 di sì gran genitore. Andiam, germana, (Risoluto)
1180intrepidi a mirarlo
 trionfar di sé stesso. Il nostro ardire
 gli addolcirà la morte.
 ASPASIA
                                           Andiam; ti sieguo...
 Oh dio! Non posso; il piè mi trema. (Siede)
 NEOCLE
                                                                    E vuoi
 tanto dunque avvilirti?
 ASPASIA
                                             E han tanto ancora
1185valor gli affetti tui?
 NEOCLE
 Se manca a me, l'apprenderò da lui.
 
    Di quella fronte un raggio
 tinto di morte ancor,
 m'inspirerà coraggio,
1190m'insegnerà virtù.
 
    A dimostrarmi ardito
 m'invita il genitor;
 sieguo il paterno invito,
 senza cercar di più. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ASPASIA sola
 
 ASPASIA
1195Dunque di me più forte
 il germano sarà? Forse non scorre
 l'istesso sangue in queste vene? Anch'io
 da Temistocle nacqui. Ah sì, rendiamo (Si leva)
 gli ultimi a lui pietosi uffici. In queste
1200braccia riposi allor che spira. Imprima
 su la gelida destra i baci estremi
 l'orfana figlia; e di sua man chiudendo
 que' moribondi lumi... Ah qual funesta
 fiera immagine è questa! Aimè qual gelo
1205mi ricerca ogni fibra? Andar vorrei
 e vorrei rimaner. D'orrore agghiaccio,
 avvampo di rossor. Sento in un punto
 e lo sprone ed il fren. Mi struggo in pianto,
 nulla risolvo e perdo il padre intanto.
 
1210   Ah si resti... Onor mi sgrida.
 Ah si vada... Il piè non osa.
 Che vicenda tormentosa
 di coraggio e di viltà!
 
    Fate, o dei, che si divida
1215l'alma ormai da questo petto;
 abbastanza io fui l'oggetto
 della vostra crudeltà. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 SERSE e poi ROSSANE con un foglio
 
 SERSE
 Dove il mio duce, il mio
 Temistocle dov'è? D'un re che l'ama
1220non si nieghi agli amplessi.
 ROSSANE
                                                    Io vengo, o Serse,
 su l'orme tue.
 SERSE
                            (Che incontro!)
 ROSSANE
                                                           Odimi; e questa
 sia pur l'ultima volta.
 SERSE
                                          Io so, Rossane,
 so ch'hai sdegno con me; so che vendetta
 minacciarmi vorrai...
 ROSSANE
                                          Sì; vendicarmi
1225io voglio, è ver; son troppo offesa. Ascolta
 la vendetta qual sia. Serse, è in periglio
 la tua vita, il tuo scettro. In questo foglio
 un disegno sì rio
 leggi, previeni e ti conserva. Addio. (Gli dà il foglio e vuol partire)
 SERSE
1230Sentimi, principessa;
 lascia che almen del generoso dono...
 ROSSANE
 Basta così; già vendicata io sono.
 
    È dolce vendetta
 d'un'anima offesa
1235il farsi difesa
 di chi l'oltraggiò.
 
    È gioia perfetta
 che il cor mi ristora
 di quanti finora
1240tormenti provò. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 SERSE e poi SEBASTE
 
 SERSE
 Viene il foglio a Sebaste,
 Oronte lo vergò. Leggasi. Oh stelle!
 Che nera infedeltà! Sebaste è dunque
 de' tumulti d'Egitto
1245l'autore ignoto! Ed al mio fianco intanto
 sì gran zelo fingendo... Eccolo. E come
 osa il fellon venirmi innanzi!
 SEBASTE
                                                       Io vengo
 della mia fé, de' miei sudori, o Serse,
 un premio alfine ad implorar.
 SERSE
                                                         Son grandi,
1250Sebaste, i merti tuoi
 e puoi tutto sperar. Parla; che vuoi?
 SEBASTE
 Va l'impresa d'Atene
 Temistocle a compir; l'altra d'Egitto
 finor duce non ha. Di quelle schiere,
1255che all'ultima destini,
 chiedo il comando.
 SERSE
                                     Altro non vuoi?
 SEBASTE
                                                                   Mi basta
 poter del zelo mio
 darti prove, o signor.
 SERSE
                                         Ne ho molte; e questa
 è ben degna di te. Ma tu d'Egitto
1260hai contezza bastante?
 SEBASTE
                                            I monti, i fiumi,
 le foreste, le vie, quasi potrei
 i sassi annoverar.
 SERSE
                                   Non basta; è d'uopo
 conoscer del tumulto
 tutti gli autori.
 SEBASTE
                              Oronte è il solo.
 SERSE
                                                             Io credo
1265ch'altri ve n'abbia. Ha questo foglio i nomi;
 vedi se a te son noti. (Gli dà un foglio)
 SEBASTE
                                         E donde avesti... (Lo prende)
 (Misero me!) (Lo riconosce)
 SERSE
                             Che fu? Tu sei smarrito!
 Tu scolori! Ammutisci!
 SEBASTE
                                             (Ah son tradito!)
 SERSE
 
    Non tremar, vassallo indegno;
1270è già tardo il tuo timore;
 quando ordisti il reo disegno
 era il tempo di tremar.
 
    Ma giustissimo consiglio
 è del ciel che un traditore
1275mai non vegga il suo periglio
 che vicino a naufragar. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 SEBASTE solo
 
 SEBASTE
 Così dunque tradisci,
 disleal principessa... Ah folle! Ed io
 son d'accusarla ardito!
1280Si lagna un traditor d'esser tradito!
 Il meritai. Fuggi Sebaste... Ah dove
 fuggirò da me stesso! Ah porto in seno
 il carnefice mio. Dovunque io vada
 il terror, lo spavento
1285seguiran la mia traccia;
 la colpa mia mi starà sempre in faccia.
 
    Aspri rimorsi atroci
 figli del fallo mio,
 perché sì tardi, oh dio,
1290mi lacerate il cor?
 
    Perché, funeste voci
 ch'or mi sgridate appresso,
 perché v'ascolto adesso
  né v'ascoltai finor? (Parte)
 
 SCENA IX
 
  Reggia, ara accesa nel mezzo e sopra di essa la tazza preparata per il giuramento.
 
 SERSE, ASPASIA e NEOCLE, satrapi, guardie e popolo
 
 SERSE
1295Neocle, perché sì mesto? Onde deriva,
 bell'Aspasia, quel pianto? Allor che il padre
 mi giura fé, gemono i figli! È forse
 l'amistà, l'amor mio
 un disastro per voi? Parlate.
 NEOCLE, ASPASIA A DUE
                                                      Oh dio!
 
 SCENA X
 
 ROSSANE, LISIMACO con seguito di greci e detti
 
 ROSSANE
1300A che, signor, mi chiedi?
 LISIMACO
 Serse, da me che vuoi?
 SERSE
                                             Voglio presenti
 Lisimaco e Rossane...
 LISIMACO
                                          I nuovi oltraggi
 ad ascoltar d'Atene?
 ROSSANE
                                        I torti miei
 di nuovo a tollerar?
 LISIMACO
                                      D'Aspasia infida
1305a veder l'incostanza?
 ASPASIA
                                         Ah non è vero;
 non affliggermi a torto,
 Lisimaco crudele. Io son l'istessa.
 Perché opprimer tu ancora un'alma oppressa?
 SERSE
 Come? Voi siete amanti?
 ASPASIA
                                                 Ormai sarebbe
1310vano il negar; troppo già dissi.
 SERSE
                                                          E m'offri (Ad Aspasia)
 tu la tua man?
 ASPASIA
                              D'un genitor la vita
 chiedea quel sacrificio.
 SERSE
                                             E del tuo bene (A Lisimaco)
 tu perseguiti il padre!
 LISIMACO
                                           Il volle Atene.
 SERSE
 (Oh virtù che innamora!)
 ROSSANE
                                                 Il greco duce
1315ecco s'appressa.
 NEOCLE
                                (Aver potessi anch'io (Guardando il padre)
 quell'intrepido aspetto).
 ASPASIA
 (Ah imbelle cor, come mi tremi in petto!)
 
 SCENA XI
 
 TEMISTOCLE e detti, poi SEBASTE infine
 
 SERSE
 Pur Temistocle, alfine
 risolvesti esser mio. Torna agli amplessi
1320d'un re che tanto onora... (Vuole abbracciarlo)
 TEMISTOCLE
 Ferma. (Ritirandosi con rispetto)
 SERSE
                  E perché!
 TEMISTOCLE
                                      Non ne son degno ancora.
 Degno pria me ne renda
 il grand'atto a cui vengo.
 SERSE
                                               È già su l'ara
 la necessaria al rito
1325ricolma tazza. Il domandato adempi
 giuramento solenne; e in lui cominci
 della Grecia il castigo.
 TEMISTOCLE
                                           Esci, o signore,
 esci d'inganno. Io di venir promisi,
 non di giurar.
 SERSE
                             Ma tu...
 TEMISTOCLE
                                              Sentimi, o Serse;
1330Lisimaco, m'ascolta; udite, o voi
 popoli spettatori,
 di Temistocle i sensi; e ognun ne sia
 testimonio e custode. Il fato avverso
 mi vuole ingrato o traditor. Non resta
1335fuor di queste due colpe
 arbitrio alla mia scelta
 se non quel della vita,
 del ciel libero dono. A conservarmi
 senza delitto, altro camin non veggo
1340che il camin della tomba e quello eleggo.
 LISIMACO
 (Che ascolto!)
 SERSE
                             (Eterni dei!)
 TEMISTOCLE
                                                       Questo che meco (Prende dal petto il veleno)
 trassi compagno al doloroso esiglio
 pronto velen l'opra compisca. Il sacro
 licor, la sacra tazza (Lo lascia cader nella tazza)
1345ne sian ministri. Ed all'offrir di questa
 vittima volontaria
 di fé, di gratitudine e d'onore
 tutti assistan gli dei.
 ASPASIA
                                        (Morir mi sento).
 SERSE
 (M'occupa lo stupor!)
 TEMISTOCLE
                                          Della mia fede (A Lisimaco)
1350tu, Lisimaco amico,
 rassicura la patria; e grazia implora
 alle ceneri mie. Tutte perdono
 le ingiurie alla fortuna,
 se avrò la tomba ove sortii la cuna.
1355Tu, eccelso re, de' benefici tuoi (A Serse)
 non ti pentir. Ne ritrarrai mercede
 dal mondo ammirator. Quella che intanto
 renderti io posso, oh dura sorte! è solo
 confessargli e morir. Numi clementi,
1360se dell'alme innocenti
 gli ultimi voti han qualche dritto in cielo,
 voi della vostra Atene
 proteggete il destin; prendete in cura
 questo re, questo regno; al cor di Serse
1365per la Grecia inspirate
 sensi di pace. Ah sì, mio re, finisca
 il tuo sdegno in un punto e il viver mio.
 Figli, amico, signor, popoli, addio. (Prende la tazza)
 SERSE
 Ferma; che fai? Non appressar le labbra
1370alla tazza letal.
 TEMISTOCLE
                             Perché?
 SERSE
                                              Soffrirlo
 Serse non debbe.
 TEMISTOCLE
                                   E la cagion?
 SERSE
                                                           Son tante
 che spiegarle non so. (Gli leva la tazza)
 TEMISTOCLE
                                          Serse, la morte
 tormi non puoi. L'unico arbitrio è questo
 non concesso a' monarchi.
 SERSE
                                                  Ah vivi, o grande (Getta la tazza)
1375onor del secol nostro. Ama, il consento,
 ama la patria tua. N'è degna. Io stesso
 ad amarla incomincio. E chi potrebbe
 odiar la produttrice
 d'un eroe qual tu sei terra felice?
 TEMISTOCLE
1380Numi! Ed è ver! Tant'oltre
 può andar la mia speranza?
 SERSE
                                                     Odi ed ammira
 gl'inaspettati effetti
 d'un'emula virtù. Su l'ara istessa
 dove giurar dovevi
1385tu l'odio eterno, eterna pace io giuro
 oggi alla Grecia. Ormai riposi; e debba,
 esule generoso,
 a sì gran cittadino il suo riposo.
 TEMISTOCLE
 Oh magnanimo re! Qual nuova è questa
1390arte di trionfar! D'esser sì grandi
 è permesso a' mortali! Oh Grecia! Oh Atene!
 Oh esiglio avventuroso!
 ASPASIA
                                              Oh dolce istante!
 NEOCLE
 Oh lieto dì!
 LISIMACO
                        Le vostre gare illustri,
 anime eccelse, a pubblicar lasciate
1395ch'io voli in Grecia. Io la prometto grata
 a donator sì grande,
 a tanto intercessor.
 SEBASTE
                                      De' falli miei,
 signor, chiedo il castigo. Odio una vita
 che a te... (Inginocchiandosi)
 SERSE
                      Sorgi, Sebaste; oggi non voglio
1400respirar che contenti. A te perdono;
 in libertà gli affetti
 lascio d'Aspasia; e la real mia fede
 di Rossane all'amor dono in mercede.
 ASPASIA
 Ah Lisimaco!
 ROSSANE
                            Ah Serse!
 TEMISTOCLE
                                                Amici numi,
1405deh fate voi ch'io possa
 esser grato al mio re.
 SERSE
                                         Da' numi implora
 che ti serbino in vita
 e grato mi sarai. Se con l'esempio
 di tua virtù la mia virtude accendi,
1410più di quel ch'io ti do sempre mi rendi.
 CORO
 
    Quando un'emula l'invita
 la virtù si fa maggior,
 
    qual di face a face unita
 si raddoppia lo splendor.
 
 
 LICENZA
 
1415Signor, non mi difendo; è ver son reo,
 e d'error senza frutto. Udii che inteso
 la dea di Cipro a immaginar, compose
 da molte belle una beltà perfetta
 greco pittor. M'assicurò, mi piacque,
1420mi sedusse l'esempio. Anch'io sperai,
 le sparse raccogliendo
 virtù de' prischi eroi, di tua grand'alma
 formar l'idea nelle mie carte. I fasti
 perciò d'Atene e Roma
1425scorsi, ma invan. Nel cominciar dell'opra
 veggo l'error. Non so trovar fra tanti
 e di Roma e d'Atene illustri figli
 virtù finor che a tue virtù somigli.
 
    Mai non sarà felice,
1430se i pregi tuoi vuol dir,
 lo sconsigliato ardir
 d'un labbro audace.
 
    Quel che di te si dice
 tanto non può spiegar
1435che giunga ad uguagliar
 quel che si tace.
 
 IL FINE